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Alberto Arlunno |
Alberto Arlunno, la
tredicesima generazione di produttori dell'Azienda Agricola Antichi
Vigneti di Cantalupo è seduto davanti a me, ci dividono una
schiera di calici e mezza dozzina di bottiglie aperte.
Alberto ha quello sguardo
di chi la sa lunga e in effetti è così sa anche il latino, io me lo
sono quasi del tutto scordato, ma cerco di reagire interpretando le
sue citazioni dai sui gesti in modo che non se ne accorga. In realtà
non sa che sono ancora stordito dall'assaggio del suo
Agamium,
il
Nebbiolo delle Colline Novaresi invecchiato in
bottiglia come tutti i suoi vini per anni, perchè come dice lui il
vino va bevuto quando è pronto. 2009.
Nebbiolo. Fruttato e
sapido. Eh???

Si fruttato e sapido o
minerale che dir si voglia. Il Nebbiolo al massimo per me era
floreale, con una certa freschezza data da terreni calcareo argillosi
e ruvidità dai suoi tannini aggressivi. Così insegnavano le Langhe.
Questo è fruttato sottobosco, lamponi, mirtilli, anche se si sentono
ovviamente profumi terziari di confettura e speziatura leggera di
invecchiamento e in bocca quel velluto che avevo avuto modo di
apprezzare solo in Barolo invecchiati. Qui si parla di un semplice
Nebbiolo. Quello che dovrebbe essere la corrispondenza di un semplice
Langhe Nebbiolo da dove provengo io. Ed ecco il
Ghemme DOCG L'
Anno Primo 2007, poi il
Collis Carellae un CRU il cui
Nebbiolo proviene da una singola vigna 2007 poi ancora il
Collis
Braclaemae 2005 e 2007 per finire con il
Signore di Bayard
Ghemme di concezione più moderna 2006. L'
Abate di Cluny rosso
fatto fatto con un Nebbiolo sovrammaturo in pianta. Ma sempre queste
note minerali, sempre anche in vini affinati per lungo tempo, quasi
ci fosse nascosto nei sedimenti un vulcano attivo, rossi che
ricordano nella mineralità e sapidità, il Taurasi piuttosto che
l'Aglianico del Vulture o il Nerello Mascalese dell'Etna... ma
siamo... in Piemonte ???
Ed ecco lo sguardo di
Alberto dipingersi di soddisfazione per aver incastrato il suo pollo,
in questo caso un super pollo all'oscuro del Supervulcano della
Valsesia o meglio che ne ignorava l'esistenza in quel momento, che è un
modo come un altro per dire che non ne ero a conoscenza.
Matteo Capellaro